Una scoperta inquietante in una grotta nascosta sulla costa, che ci ha fatto rabbrividire di terrore

Ci siamo imbattuti in quella grotta per caso. Non era segnata sulla mappa: era solo una fessura scura nella roccia, appena visibile dietro la fitta vegetazione vicino alla scogliera. Quel giorno il mare era particolarmente agitato, come se volesse avvertirci: “Non entrate lì dentro”. Ma la curiosità ha sempre avuto la meglio sulla prudenza. Siamo scesi lungo il sentiero scivoloso, illuminando il percorso solo con una debole torcia elettrica. Il passaggio era stretto, l’aria umida e da qualche parte nelle profondità proveniva uno strano suono sordo, simile al battito di un grande cuore.

Ad ogni passo faceva più freddo. Ad ogni respiro, più inquietante. La caverna si allargò improvvisamente. La luce della torcia scivolò sulle pareti e si fermò su qualcosa che ci fece rivoltare lo stomaco. All’inizio pensammo che fossero pietre. Poi che fossero meduse. Ma era qualcosa di molto più spaventoso.

Davanti a noi c’era… qualcosa di vivo. Un’intera colonia di strane capsule allungate, lattiginose e trasparenti, strettamente attaccate l’una all’altra. Brillavano con la loro superficie umida, come se fossero state appena disposte con cura da qualcuno. Ma la cosa più spaventosa era all’interno. Quando avvicinammo la torcia, il cuore ci balzò in gola: in ogni capsula qualcosa si muoveva.

Non erano occhi non ancora nati. Non erano pinne. Non erano zampe. All’interno si contorcevano lentamente delle minuscole creature con macchie scure, corpi lunghi e piccole membranose estremità. Si muovevano come se reagissero alla luce e sembrava che alcune di loro si fossero girate all’unisono al suono del nostro respiro.

«Sono… dei piccoli?» sussurrò qualcuno di noi.
«Ma perché…?»

Un solo movimento ruppe l’illusione di tranquillità: una delle capsule trasparenti ebbe un brivido improvviso e la creatura al suo interno si stirò come se si preparasse a rompere il guscio. Indietreggiammo. Non c’erano spiegazioni nella nostra mente. Solo paura. Avevamo visto molte cose. Meduse, uova, pesci, vermi marini… ma MAI niente di simile.

I gusci erano troppo grandi. Troppo ordinati. Troppo… consapevolmente disposti. Non erano disposte in modo caotico, ma in gruppi ordinati, come se qualcuno di intelligente le avesse appositamente ordinate in base alle dimensioni. Solo allora notammo un’enorme ombra sulla parete più lontana.

All’inizio sembrò un masso. Poi un albero marcio. Ma quando l’ombra tremò leggermente, capimmo che non era affatto un oggetto. Era qualcosa di vivo. Enorme. Con bolle d’ossigeno che salivano lentamente dalla superficie della sua pelle. La creatura giaceva immobile e respirava così silenziosamente che il rumore delle onde copriva il suo respiro. Ma ogni suo movimento ci faceva tremare le ginocchia.

Il momento in cui tutto è diventato chiaro è stato ancora più spaventoso La creatura si è spostata di pochi centimetri…
e sulla sua superficie abbiamo notato delle lunghe ventose. Era enorme, pesante, antica e sicuramente intelligente. Allora abbiamo capito: erano uova. Ma non di pesci. Non di meduse. Non di vermi marini.

Era la deposizione di uova di un gigantesco cefalopode. E lui, o lei, giaceva lì accanto, a proteggerla. Centinaia di creature non ancora nate si agitavano all’interno delle capsule, come se sentissero la nostra presenza. Alcune di loro erano già quasi formate, con occhi visibili, piccoli tentacoli e organi pulsanti. Eravamo di fronte a una creatura che chiaramente poteva decidere con un solo movimento se saremmo rimasti lì per sempre.

Non attaccò. Ma non se ne andò. Si limitò a guardarci. Ci guardò con quegli occhi vuoti e antichi, nei quali non vedemmo né rabbia né paura, ma un avvertimento. Capimmo che dovevamo andarcene. Ma proprio in quel momento accadde qualcosa che nessuno di noi dimenticherà mai…

Una delle capsule improvvisamente si aprì con un leggero clic. All’interno qualcosa si mosse molto più velocemente. La creatura iniziò a uscire, distendendo i suoi minuscoli tentacoli. E l’enorme ombra vicino al muro si alzò di scatto.

E quello che è successo dopo…
ha cambiato per sempre il nostro rapporto con il mare e con i segreti che nasconde sotto le rocce.

Ma questa è un’altra parte della storia, e tu non sei sicuramente pronto per quello che è successo dopo.

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