È successo in un normale giorno feriale, quando la metropolitana era affollata di gente e l’altoparlante annunciava i treni uno dopo l’altro. Nessuno ha nemmeno notato che un uomo, affrettandosi per andare al lavoro, è scivolato sul bordo bagnato della piattaforma.
Cadde direttamente sui binari.
L’impatto fu più forte di quanto sembrasse: la gamba rimase incastrata tra le traversine e un dolore acuto gli attraversò la caviglia. Cercò di alzarsi, ma non ci riuscì. Provò a tirare fuori la gamba, ma fu inutile. Tutto il corpo tremava e la piattaforma sopra di lui sembrava troppo alta, come se fosse cresciuta di un metro. Nei primi secondi pensò che fosse solo paura e che presto si sarebbe rialzato. Ma poi sentì un rumore.
Un rombo. Metallico, basso, in rapido aumento. Un treno. E fu allora che il panico si impadronì della sua mente. Il cuore gli batteva così forte nel petto che quasi perse il respiro. Cominciò a gridare:
«Aiuto! Ehi! Non riesco a uscire!».
Ma intorno a lui c’erano persone con le cuffie, persone con i telefoni, persone che guardavano nel vuoto. Capì che molti non si rendevano nemmeno conto di ciò che stava accadendo a tre metri da loro. Tirò di nuovo la gamba, più forte. Il dolore era così forte che gli si oscurò la vista.
I secondi scorrevano veloci. Il treno stava già entrando nel tunnel. Si vedevano i fari. Il rombo diventava più forte. Il pavimento sotto la piattaforma vibrava.
In quel momento l’uomo capì la cosa più terribile: poteva davvero non farcela.
E all’improvviso si udì il grido di una donna:
«È giù! Aiuto!».
Qualcuno balzò sul bordo, qualcuno gridò spaventato. Ma il tempo passava e nessuno osava saltare: era troppo pericoloso. Le persone rimanevano lì, scioccate, senza sapere cosa fare. E allora apparve un ragazzo con una giacca e uno zaino. Vide cosa stava succedendo, valutò la situazione con un solo sguardo e saltò giù. Saltò come se non ci avesse pensato un secondo.
«Dammi la mano! Presto!» gridò.

L’uomo cercò di tirarsi su, ma la gamba era ancora incastrata tra i binari. Il treno si avvicinava. Il rombo si faceva sempre più forte. L’aria si riscaldava per l’avvicinarsi della massa metallica. Il ragazzo tirò con tutte le sue forze. La gamba non si liberava.
«Ancora! Forza!»
Tirarono insieme, disperatamente, come se non fosse in gioco solo la vita, ma il mondo intero. Intorno a loro la gente gridava, alcuni indietreggiavano per la paura, altri erano immobili, altri ancora piangevano.
Un secondo prima che il treno entrasse in stazione, si sentì uno scricchiolio e la gamba si liberò di colpo. Il ragazzo letteralmente lanciò l’uomo in alto e lui stesso saltò di lato, rannicchiandosi nella cavità sotto la piattaforma.
Il treno li superò a pochi centimetri di distanza…
Le luci lampeggiavano, la gente urlava. Ma entrambi erano vivi.
L’uomo giaceva sulla piattaforma, tremando in tutto il corpo. La gente lo aiutò ad alzarsi, qualcuno chiamò l’ambulanza. E solo una cosa non gli dava pace: chi era quel ragazzo? Si voltò a guardare, ma lui non c’era più. Come se fosse scomparso.
Solo più tardi avrebbe scoperto chi era… e perché quello sconosciuto si era trovato lì proprio nel momento in cui c’era più bisogno di lui.
