La mattina era iniziata in modo del tutto normale: silenzio, terra umida sotto i piedi, una leggera nebbia sopra i campi. L’uomo è uscito nell’orto per controllare le piante, ma dopo pochi passi si è fermato di colpo.
Proprio in mezzo alle file ordinate giacevano delle strane capsule scure. Tre pezzi. Allungate, dense, come di pelle, con una sottile “coda” all’estremità. All’apparenza, qualcosa a metà tra un frutto mummificato e un pezzo di pelle secca. Ma la cosa più inquietante era che uno di questi oggetti aveva appena tremato leggermente.
Il cuore gli balzò in gola.
Non poteva essere né spazzatura né una radice di pianta.
L’uomo si chinò e spinse delicatamente una capsula con un rametto: questa oscillò leggermente, come se all’interno vivesse qualcuno di piccolo… o addormentato.
Anche l’odore era strano: umido, boschivo, come se qualcosa fosse rimasto a lungo sotto terra e fosse stato improvvisamente dissotterrato.
Il primo pensiero fu: uova di qualche animale.
Il secondo: rifiuti biologici gettati di nascosto da qualcuno.
E nessuna delle due ipotesi rendeva la situazione meno inquietante.
Per sicurezza, l’uomo scattò una foto e la inviò a un suo conoscente esperto di natura. La risposta arrivò quasi immediatamente:
«Non toccare. Aspetta. Arrivo subito».
Queste parole lo resero ancora più inquieto.
Poco dopo, il conoscente era già in piedi davanti alle capsule, osservandole come se vedesse qualcosa uscito da un libro di entomologia del XIX secolo.
«Una cosa del genere… non dovrebbe crescere da noi», mormorò.
Sollevò delicatamente una capsula con una scatolina. Era dura, inaspettatamente pesante e leggermente calda.
«È un ooteca. Il bozzolo di un insetto predatore. E, a giudicare dalle dimensioni… non è nostro».
L’uomo si sentì male.
«E dentro… c’è qualcosa di vivo?
Probabilmente decine di larve. Molto voraci.
Lo specialista raccolse i bozzoli in un contenitore.
«Bisogna portarli dove possono occuparsene. Se si tratta di una specie invasiva, è meglio non rischiare.

Tutto avrebbe potuto finire lì. Ma la sera l’uomo tornò nell’orto e notò qualcosa che lo fece raggelare.
Vicino al punto in cui giacevano le capsule, c’era un altro avvallamento nel terreno. Più grande. Di forma ovale regolare. Come se anche lì ci fosse stato qualcosa… ma fosse scomparso.
L’uomo chiamò uno specialista. Questi aggrottò immediatamente la fronte, accovacciandosi davanti all’impronta.
«Un’impronta del genere… non sembra quella di un animale.
Allora di cosa si tratta?
Lo specialista rimase a lungo in silenzio, poi disse a bassa voce:
«Spero vivamente che non sia quello che penso.
L’uomo sentì un brivido freddo lungo la schiena.
E poi l’esperto aggiunse con tono completamente diverso:
«Se senti uno strano fruscio durante la notte… non uscire in nessun caso in giardino».
