La suocera insisteva per sedersi davanti accanto al figlio, ma un solo viaggio ha messo tutto al suo posto

Il viaggio fuori città doveva essere normale. Un piccolo mercato alimentare, un paio d’ore nella natura, chiacchiere senza senso. Ma tutto è iniziato già all’ingresso, quando la famiglia è uscita per andare alla macchina.

Il figlio aprì la portiera anteriore e, nello stesso istante, la suocera fece un passo deciso in avanti:

«Mi siedo qui. Viaggio sempre accanto a mio figlio».

La moglie rimase sbalordita.

«Forse dovrei…?» iniziò a dire sottovoce.

«Figlia mia, perché ti preoccupi?», disse la suocera con un gesto della mano. «Tu sei giovane, stai comoda anche dietro. Io invece ho la schiena, le gambe… beh, capisci».

Lei capiva benissimo: non era una questione di schiena.
La suocera semplicemente non voleva cedere il suo «posto accanto al figlio». Non era la prima volta che succedeva: al bar la suocera si sedeva accanto a lui, quando erano ospiti si avvicinava alla sedia vicino a lui e quando andavano da qualche parte in tre, la questione di «chi si sedeva davanti» non veniva nemmeno discussa.

La moglie incrociò le braccia sul ventre con aria stanca e si sedette dietro. Voleva trascorrere la giornata in tranquillità, senza litigare.

I primi chilometri trascorsero in un silenzio opprimente.

La suocera commentava ogni buca:

«Qui un po’ più a destra…»
«Frena prima!»
«Stai girando di nuovo troppo velocemente!»

Il figlio si limitava ad annuire: ci era abituato.
Mia moglie guardava fuori dal finestrino e cercava di respirare più profondamente per non scoppiare a piangere per la rabbia.
Per quanto tempo si può lottare per una cosa così semplice come stare seduti accanto al proprio marito?

A un certo punto mia suocera si voltò:

«Tutto bene lì dietro? Non hai le vertigini? A me di solito gira la testa quando sto sul sedile posteriore…».

«Tutto bene», rispose la moglie.

Ma proprio in quel momento qualcosa cadde dal sedile posteriore sul pavimento. La suocera cercò di passare indietro la borsa affinché la moglie «se la mettesse sotto la schiena» e urtò lo zaino che giaceva vicino ai piedi. La chiusura si aprì e ne cadde fuori una busta bianca.

Sopra c’era scritto con una calligrafia accurata:

“Presto saremo in tre”.

La suocera rimase senza fiato.

Il figlio guardò nello specchietto e accostò bruscamente sul ciglio della strada.
Si voltò verso la moglie:

“È… è quello che penso?”

La moglie annuì, sorridendo tra le lacrime.

La suocera si voltò lentamente verso la moglie.
Il suo volto era cambiato.
Non era sorpresa, né gelosia, ma qualcosa di molto più dolce.

Si slacciò la cintura, aprì la portiera e scese dall’auto, aggirandola dal lato.
Il figlio e la moglie guardavano spaventati, senza capire cosa stesse succedendo.

La suocera aprì la portiera posteriore:

«Figlia mia…» La sua voce tremò. «Perché non me l’hai detto prima?

Volevo farlo a cena. In un ambiente piacevole…

La suocera improvvisamente coprì la mano della nuora con le sue mani.
Forti, calde.

«Perdonami», disse piano. «Avevo solo paura… di perdere il mio posto nella sua vita. Ora capisco che diventerà solo più grande. Non più piccolo».

Guardò il sedile anteriore.
E poi fece ciò che nessuno si aspettava da lei:

«Vai. Siediti davanti. Oggi il posto è tuo. E anche in tutti i viaggi successivi. Il mio posto è accanto a voi due».

La moglie scoppiò a piangere.
Anche il figlio.

E la suocera, mettendo una mano sulla pancia della nuora, sorrise con sincerità come mai prima d’ora.

Era il loro viaggio più importante: non per fare la spesa, ma per capire che in famiglia non ci sono «posti» per cui lottare.
Ci sono solo persone che imparano ad amare più profondamente.

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