È successo al mattino, quando la stazione era già animata come un alveare. Gli altoparlanti annunciavano i treni in arrivo, la gente correva con le valigie, c’era odore di caffè e pioggia.
Sulla banchina c’era un uomo, un uomo normale, con una giacca e uno zaino. Aspettava il suo treno, come centinaia di altri.
Accanto a lui c’era un passeggero anziano, con i capelli grigi, un bastone e un biglietto in mano. Sembrava stanco, ma sorrideva e parlava al telefono con qualcuno:
«Sì, sì, sono quasi arrivato… aspettami all’uscita».
E all’improvviso, tutto accadde in pochi secondi.
L’uomo inciampò.
Il bastone scivolò sulle piastrelle, la valigia gli cadde di mano e lui cadde sui binari. 😱
La folla gridò. Qualcuno si bloccò, qualcuno urlò:
«C’è il treno!».
In lontananza si sentiva già il rombo del treno in avvicinamento. Il macchinista suonava il clacson, i freni stridevano, ma era chiaro che non avrebbe fatto in tempo.
E allora quell’uomo con la giacca saltò giù.
Senza esitare, senza paura. Semplicemente, saltò.
Corse verso l’anziano che giaceva a terra, incapace di alzarsi, lo afferrò per le spalle e cercò di sollevarlo. I binari erano scivolosi, il rumore assordante, il vento del treno in arrivo già gli sferzava il viso.
«Alzati! Presto!» gridò.
L’anziano gemeva, con una gamba incastrata tra le traversine. L’assistente dall’alto allungò la mano e gridò:
«Più veloce!»
Alla fine riuscì a liberargli la gamba e spinse l’anziano verso l’alto. La folla lo tirò per le braccia, aiutandolo a uscire.
E nel momento in cui il vecchio fu sollevato, il macchinista stava già tirando il freno e il treno era a pochi metri di distanza.
Tutti pensavano che non ce l’avrebbe fatta.
Ma l’uomo si chinò e cadde tra i binari, dove passava il cavo. Il treno gli passò sopra rombando e sferragliando, il vento gli soffiava nelle orecchie, la sabbia gli entrava negli occhi.
Un secondo… due… dieci…
E all’improvviso, il silenzio.
Quando il treno si fermò, nessuno sulla piattaforma respirava.
Qualcuno gridò:
«È vivo! È lì!».
L’uomo si alzò lentamente, in piedi, sporco di polvere e graffi, ma tutto intero. La folla esplose in un applauso. La gente gridava, piangeva, qualcuno filmava con il cellulare.
Un passeggero anziano gli si avvicinò, tremando, e lo abbracciò:
«Mi hai salvato la vita… figliolo, non so nemmeno come ti chiami».
«Non importa», sorrise l’uomo. «L’importante è che ora potrete arrivare a destinazione».
Polizia, medici, giornalisti: era tutto un gran trambusto. Ma lui non rimase, non aspettò le telecamere o gli elogi. Prese semplicemente lo zaino e se ne andò.
Più tardi, alcuni testimoni raccontarono che il macchinista era uscito dalla cabina in lacrime:
«Se non fosse stato per lui, non sarei sopravvissuto».
E ora, sulla piattaforma dove è successo tutto, c’è una piccola targa:
«Qui un uomo ne ha salvato un altro. Perché non poteva fare altrimenti».

