Il lampadario è crollato proprio sopra il bambino… ma il cane è riuscito a compiere l’impossibile!

Era una serata come tante altre. La famiglia Miller trascorreva il tempo a casa: un’accogliente villetta in campagna, il camino acceso, il profumo dei biscotti alla vaniglia. In cucina, la mamma Sarah stava mettendo su il bollitore, mentre in salotto il figlio Oliver, di due anni, giocava con i cubetti sul morbido tappeto.

Accanto a lui, come sempre, giaceva il loro golden retriever di nome Benny, un cane tranquillo, fedele e affettuoso che viveva con loro da più di cinque anni. Benny adorava Oliver.

Pazientemente permetteva al bambino di fargli correre sopra le macchinine, tirargli le orecchie, dargli da mangiare biscotti e persino provare a mettergli un cappellino da bambino. Sara scherzava spesso: «Bene, Benny, ora sei ufficialmente una tata».

La televisione era accesa a volume basso, il papà, Michael, guardava le notizie sul telefono. Nessuno notò che l’enorme lampadario di cristallo sopra il soggiorno oscillava leggermente. Forse a causa di uno sbalzo di tensione, o forse per una leggera corrente d’aria proveniente dalla finestra, il vecchio supporto del lampadario improvvisamente cedette.

Benny fu il primo a percepirlo. Le sue orecchie si tesero, i suoi occhi fissarono il soffitto e lui ringhiò piano. «Che c’è, Benny?», chiese Sarah dalla cucina, ma non fece in tempo a muovere un passo. Si udì un forte cigolio metallico.

E un attimo dopo, un fragore assordante. L’enorme lampadario si staccò dal soffitto e volò proprio dove era seduto il piccolo Oliver. Tutto accadde in una frazione di secondo. Benny balzò in piedi come un fulmine.

Si precipitò verso il bambino, lo tirò giù dal tappeto e lo coprì con il suo corpo. Nello stesso istante, il lampadario cadde a terra, frantumandosi in mille pezzi di vetro. Anna (scusate, Sara) urlò, lasciò cadere la tazza e corse in salotto.

Michael la seguì. Benny era disteso a terra, coprendo il bambino. Sulla sua schiena si vedevano piccoli tagli, il pelo era in parte ricoperto di vetri, ma Oliver era sano e salvo. Piangeva per lo spavento, ma non aveva nemmeno un graffio.

Sara cadde in ginocchio, strinse il figlio a sé e poi, con le lacrime agli occhi, abbracciò Benny. «L’hai salvato… il mio ragazzo, l’hai salvato…». Il cane guaì piano, scodinzolando, come per dire: «L’importante è che stia bene».

Il giorno dopo il veterinario visitò Benny: aveva solo qualche taglio superficiale, niente di grave. Dopo un paio di giorni era già tornato a correre in giardino come se nulla fosse. Sarah ha condiviso questa storia sui social media, prima con gli amici, poi è stata ripubblicata dalle pagine di notizie.

Nei commenti hanno scritto: “Questo è ciò che significa essere un vero amico!” “Un cane eroico! Da piangere!“ ”Benny merita una medaglia!“ Una settimana dopo, la famiglia ha appeso alla parete del soggiorno una nuova foto: Oliver e Benny insieme, illuminati dai raggi del sole mattutino. Sotto la foto, Sara ha scritto: ”A volte il nostro angelo custode non arriva con le ali… ma con la coda e un cuore gentile”.

 

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