Una donna vestita con abiti vecchi entrò in un ristorante costoso e ordinò la zuppa più economica, ma dopo dieci minuti gli ospiti non ridevano più di lei… ma di se stessi!

Era sera. Uno dei ristoranti più alla moda del centro città. Tovaglie bianche, bicchieri di cristallo, luci soffuse. Gli ospiti: uomini in giacca e cravatta, donne con gioielli. Musica, profumo di vino e manzo in salsa.

Le porte si aprirono e nella sala entrò una donna con un vecchio cappotto. Scialle grigio, scarpe consumate, borsa con i manici consumati. Sembrava che avesse sbagliato indirizzo.
Il maître si blocca, i camerieri si scambiano uno sguardo. Ai tavoli vicini qualcuno ridacchia.

«Signora, forse sta cercando il caffè di fronte?», chiede il cameriere in modo cortese ma freddo.
«No», risponde lei a bassa voce. «Voglio cenare qui».

Si sedette al tavolo vicino alla finestra, aprì il menu e lo guardò a lungo. Poi disse:
«Per favore, una zuppa del giorno».

Il cameriere strinse le labbra, lanciò uno sguardo agli altri ospiti, che già sorridevano. Ordinarono un bicchiere di vino e bisbigliarono:
«Guarda, la “signora zuppa”!».
«Probabilmente risparmia per il pranzo tutta la settimana…».

Portarono la zuppa. Semplice, brodo con verdure. La donna mangiò lentamente, con calma, come se non notasse né i sussurri né le risate. Quando ebbe finito, chiamò il cameriere e chiese il conto.

«Certo, signora», rispose lui con una punta di ironia. «Sono solo tre euro».
La donna tirò fuori dal vecchio portafoglio un grosso mazzetto di banconote, ne porse una da cento e disse:
«Senza resto. Questo è per tutti quelli che cenano qui oggi».

Il cameriere rimase impietrito. Nella sala calò il silenzio.
«Mi scusi… è sicura?»
«Sì», rispose lei con calma. «Ho qualcosa per cui ringraziare questo ristorante. Un tempo mio marito lavorava qui. Era lo chef. È stato lui a inventare questa zuppa».

I volti degli ospiti cambiarono. Le risate scomparvero. Qualcuno abbassò lo sguardo in silenzio. La donna continuò:
«Sognavamo di venire qui insieme, ma lui morì prima dell’inaugurazione. Oggi è l’anniversario. Volevo solo assaggiare la sua zuppa».

Si alzò, piegò con cura il tovagliolo e si diresse verso l’uscita. Nessuno disse una parola. Anche la musica in quel momento si interruppe.

Quando la porta si chiuse dietro di lei, il maître disse sottovoce:
«Questa zuppa era la sua ricetta originale. Non abbiamo mai saputo chi l’avesse inventata».

Sul tavolino vicino alla finestra rimasero una tazza vuota e il conto, sul quale era scritto a grandi lettere:

«L’amore e il ricordo sono più preziosi di qualsiasi menu».

 

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