Un normale automobilista si è fermato sull’autostrada e ha salvato un’intera famiglia da un’auto in fiamme!

La notte era tranquilla e deserta. Era dicembre, l’autostrada era nei pressi di Mosca e la temperatura era di circa venti gradi sotto zero. L’asfalto brillava sotto i fari, rare auto sfrecciavano lasciando dietro di sé solo una scia di vapore e luce. Alexey stava tornando a casa dopo un turno di lavoro notturno. La radio suonava in sottofondo, i pensieri si confondevano: la stanchezza, il caffè dal thermos, la strada.

Avrebbe quasi superato quella curva, se non fosse stato per un lampo davanti a lui, breve e accecante come un fulmine. Alexey socchiuse gli occhi. All’inizio pensò che fosse il riflesso dei fari, poi capì che no, era fuoco. Rallentò e accostò sul ciglio della strada. Il cuore cominciò a battere più forte.

Sul bordo della strada c’era un fuoristrada ribaltato, con le fiamme che già uscivano dal cofano. Il vento spingeva il fumo denso e si sentiva… il pianto di un bambino.

Alexei saltò fuori dall’auto senza pensarci due volte. Il fuoco gli bruciava il viso, l’odore della benzina gli entrava nel naso. Dall’abitacolo provenivano delle urla. Corse verso l’auto: la portiera era bloccata, la lamiera era deformata. All’interno c’erano un uomo, una donna e due bambini. Il più piccolo, di circa tre anni, piangeva soffocato dal fumo.

«Aiuto!» gridò la donna. «La serratura non si apre!»

Alexei si strappò la giacca, la avvolse intorno alla mano e colpì il vetro. Uno, due colpi: il vetro si incrinò e si frantumò. L’aria calda uscì fuori. Afferrò il bambino e lo tirò fuori dal finestrino. Poi il secondo. La donna si protese verso di loro, ma non riusciva a uscire: era allacciata, la fibbia era bloccata.

Il fuoco aveva già raggiunto il soffitto dell’abitacolo.
Il tempo scorreva in secondi.

Alexey tirò la maniglia, senza risultato. Allora prese dal bagagliaio un cric, senza nemmeno ricordarsi di aver corso. Il metallo gli bruciava le dita, ma lui continuò a colpire la porta finché non cedette. La donna cadde sulla neve, ricoperta di fuliggine, tossendo.

Rimase l’uomo, l’autista. Aveva perso conoscenza, la testa era caduta sul volante. Alexei si gettò di nuovo nel fuoco. L’aria calda gli opprimeva il petto, tutto intorno ronzava. Afferrò l’uomo per il colletto e lo trascinò fuori dall’auto. In quel momento si sentì un forte scoppio: il serbatoio della benzina era esploso.

Le fiamme divamparono ancora più intense, salendo verso il cielo. Alexey cadde sulla neve, coprendo l’uomo con il proprio corpo. Per alcuni secondi sentì solo il crepitio e il ronzio nelle orecchie.

Quando si rialzò, tutto dietro di lui era già in fiamme. La famiglia era seduta sul ciglio della strada: la madre stringeva i bambini e piangeva. L’uomo era svenuto, ma respirava. Alexey tremava per il freddo e il caldo allo stesso tempo.

Dieci minuti dopo arrivò l’ambulanza, poi la polizia. I medici dissero: «Se fosse arrivato anche solo un minuto dopo, non sarebbero sopravvissuti».

Alexey annuì semplicemente. Non si considerava un eroe. Semplicemente non era riuscito a passare oltre.

Più tardi, quando tutto finì, rimase in disparte a guardare l’auto bruciata. Sullo sfondo della neve sembrava una sagoma nera carbonizzata. Solo un guanto da bambino, che giaceva lì vicino, ricordava che tutto avrebbe potuto finire diversamente.

Una settimana dopo, la famiglia lo ha trovato sui social network.
La donna ha scritto:

«Lei non ci ha solo salvato. Mi ha restituito la fiducia nelle persone».

Alexey rispose brevemente:

“Ho fatto quello che dovevo fare”.

E tornò al lavoro per il turno di notte.
La strada, le luci, la radio…
E da qualche parte lontano, tra le stelle, la sua buona azione brillava come un piccolo faro per coloro che un giorno si fermeranno non per guadagno, ma per salvare una vita.

 

dreamy-smile.com