Il cane ha portato via il bambino dalla strada e un secondo dopo un camion si è schiantato lì!

È mattina presto in una piccola città europea. Stradine strette, pavimentazione bagnata dopo la pioggia notturna, aria fresca e profumo di caffè dai bar all’aperto. La gente correva al lavoro, qualcuno spingeva la bicicletta, qualcuno apriva il negozio all’angolo. Tutto procedeva come al solito.

In una delle strade camminava un ragazzo con lo zaino, le cuffie e l’aria pensierosa. Accanto a lui trotterellava il suo cane, un grosso pastore tedesco dagli occhi intelligenti. Lo accompagnava sempre a scuola e di solito camminava tranquillamente. Ma oggi era diverso.

Il cane era costantemente all’erta: si guardava indietro, si fermava, tirava il guinzaglio, come se sentisse qualcosa. Il ragazzo sorrise irritato:
«Ma dai, andiamo, va tutto bene…».

Fece un passo sul passaggio pedonale e nello stesso istante il cane lo tirò indietro con tanta forza che cadde sul marciapiede.
Un attimo dopo, un enorme camion sfrecciò lungo la strada con un rombo. Slittò sul manto stradale bagnato, i freni stridettero, l’autista suonò disperatamente il clacson. Il veicolo si schiantò contro le barriere metalliche, scatenando una pioggia di scintille e le urla dei passanti.

Se non fosse stato per lo scatto del cane, il ragazzo sarebbe finito proprio sotto le ruote.
Rimase seduto sul marciapiede, immobile, guardando le nuvole di fumo e le vetrine rotte. Il cane era lì accanto a lui, tremante, ma non per la paura, bensì per la tensione. Il suo sguardo era fisso, come se sapesse che ormai era tutto finito.

L’autista è corso fuori dalla cabina, pallido, confuso:
«Dio mio, un bambino! Non sono riuscito a frenare… i freni non hanno funzionato!».

La folla si era già radunata intorno. La gente esclamava, qualcuno filmava con il telefono, qualcuno accarezzava il cane sulla testa. Tutti capivano una cosa: se non fosse stato per lei, sarebbe avvenuta una tragedia.

Dopo un’ora la strada fu chiusa, arrivarono la polizia, gli addetti alla pulizia, i giornalisti. Sullo sfondo del camion distrutto c’erano il ragazzo e il suo cane, bagnati dalla pioggia, sporchi di fango, ma vivi.

Il fotografo scattò una foto: il ragazzo abbraccia il cane, mentre accanto giace il guinzaglio strappato.
Questa foto apparve poi su tutti i giornali:

“Un cane fedele ha salvato un bambino dalla morte: pochi secondi prima della catastrofe”.

Da allora, in quella città tutti conoscevano il pastore tedesco. La gente sorrideva passando, diceva:
“Eccolo, proprio quel cane. Un eroe senza parole”.

E il ragazzo ogni giorno percorreva la stessa strada, tenendolo per il guinzaglio nuovo e resistente.
Non indossava più le cuffie.
E ogni volta che attraversava quell’incrocio, stringeva un po’ più forte la mano sul suo collo, come ringraziamento per la seconda vita.

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