È successo in un piccolo villaggio nel sud. Il caldo estivo persisteva anche di notte, e Nikolai, 62 anni, è uscito a dormire sulla veranda, all’aria fresca, sotto le stelle. La casa era vecchia e scricchiolante, circondata da alte erbacce dove spesso si nascondono lucertole, rane… e qualcosa di più spaventoso. Si sdraiò su una vecchia coperta, mise la mano sotto la testa e si addormentò ascoltando il frinire dei grilli.
L’orologio segnava circa le tre del mattino. Nel cielo c’era la luna, le ombre del melo cadevano sui gradini. E all’improvviso, da sotto la recinzione, strisciò fuori qualcosa di lungo e scuro, silenziosamente, quasi senza fare rumore. Un serpente.
Si muoveva lentamente, con un movimento sinuoso, quasi senza fare rumore. Si avvicinò ai gradini, alzò la testa, la lingua guizzò rapidamente nell’aria. Sentiva il calore dell’uomo addormentato. Un attimo dopo, il suo corpo era vicino alla mano dell’uomo.
In quel momento, la vicina, zia Galya, uscì in cortile: non riusciva a dormire e andò a prendere l’acqua dal pozzo. Guardò verso la casa di Nikolai e si bloccò. Sulla veranda c’era lui, che dormiva tranquillamente. E vicino al suo gomito c’era un serpente, arrotolato su se stesso.
Non riuscì nemmeno a gridare, si limitò a portarsi la mano alle labbra. Poi afferrò da terra un secchio vuoto e, silenziosamente, quasi senza respirare, lanciò un sassolino verso la recinzione. Il rumore fu leggero, ma sufficiente a far girare la testa al serpente. Per un attimo si distrasse, si raddrizzò e proprio in quel momento Nikolai si mosse.
Il serpente si irrigidì. Sembrava che da un momento all’altro sarebbe scattato.

Da sotto il tavolo vicino alla porta balzò fuori il cane Baron, il vecchio ma fedele cane di Nikolai. Si precipitò verso il portico, ringhiando e abbaiando. Il serpente sibilò rabbiosamente, scattò di lato, ma Baron fu più veloce: lo colpì con una zampa, lo afferrò con i denti e lo gettò nell’erba. Il serpente sibilò, cercò di strisciare via e scomparve dietro la recinzione.
Nikolai si svegliò, stordito dal latrato. Si sedette, si strofinò gli occhi e davanti a lui c’era Baron, in allerta, con la coda e il pelo dritti. La vicina corse fuori gridando:
«Kolya! Ti ha quasi morso!».
Guardò in basso e solo allora capì quanto fosse stata vicina la morte.
Il mattino seguente accarezzò a lungo Baron, gli diede da mangiare della carne, senza distogliere lo sguardo. Il cane giaceva ai suoi piedi, come se nulla fosse successo. E sul vecchio portico Nikolai mise poi una targhetta:
«Qui vive colui a cui un cane ha regalato la vita».
Da allora, ogni sera, prima di coricarsi, diceva:
«Allora, Baron, facciamo la guardia insieme?».
E il cane rispondeva sempre con un sospiro tranquillo e sicuro.
