È convinta di essere diventata un modello di bellezza, ma il mondo vede in lei non solo la perfezione, ma anche l’inquietudine

Lo dice chiaramente: «Sono la ragazza più bella del pianeta. E tutti gli uomini lo sanno».

Si chiama Alina Lipnitskaya ed è impossibile distogliere lo sguardo da lei, anche se a volte si vorrebbe farlo.

Corpo magro, zigomi affilati, occhi enormi, trucco provocante: a metà strada tra una modella, una bambola di porcellana e un fantasma. Sui social network la chiamano:

«dea dell’estetica»,

«regina delle ossa»,

«ragazza che suscita invidia e timore allo stesso tempo».

Ma solo pochi anni fa era una ragazza normale: viveva in una piccola città, sognava di diventare designer, mangiava pasticcini con le amiche e rideva fino alle lacrime. Nelle vecchie foto ha uno sguardo caloroso, guance piene, emozioni vivaci. Ora è come l’ombra di se stessa.

Tutto è iniziato con l’innocente decisione di «dimagrire per l’estate».

Prima ha rinunciato ai dolci.

Poi ha ridotto le porzioni al minimo.

Poi ha smesso di mangiare dopo le cinque.

E poi è arrivato il controllo totale:

giorni di digiuno,

pesarsi tre volte al giorno,

pensieri che non la lasciavano né di giorno né di notte.

E più il suo girovita si assottigliava, più persone la seguivano su Internet.

I commenti piovevano come coriandoli:

“Sei perfetta!”

“La bellezza dovrebbe essere così!”

“Darei tutto per stare con te.”

Lei catturava quelle parole come fossero respiri. E continuava a dimagrire.

Divenne un’immagine, ma quell’immagine iniziò a vivere al posto suo.

I social network trasformarono Alina in un simbolo. Migliaia di occhi seguivano la sua perdita di peso e la sua crescente fama.

Si metteva in mostra con foto provocanti, dirette e confessioni sincere.

Ma tra le righe si leggeva altro.

Parlava della paura di scomparire.

Del silenzio in cui nessuno la sente.

Del fatto che i like non sostituiscono il calore umano.

«Non cerco attenzione», disse una volta. «Voglio solo essere notata davvero».

Alcuni scrivono:

“È coraggiosa. Mostra la verità. Non si nasconde”.

Altri rispondono:

“È pericolosa. Ispira la malattia. Non si può romanticizzare”.

Gli psicologi lanciano l’allarme. I media pubblicano articoli. I genitori nascondono le sue foto alle figlie. Ma c’è anche chi vede più in profondità:

«Non è una moda passeggera. È una lotta».

Alina è diventata il simbolo di un’epoca in cui la bellezza è un’arma e il corpo è un campo di battaglia.

Chi è lei adesso: una musa o un monito?

Oggi cammina sul filo del rasoio:

tra l’espressione di sé e l’autodistruzione,

tra l’arte e una richiesta di aiuto.

Ogni sua foto è come un quadro.

Ogni sua apparizione in TV è una confessione.

Può brillare sotto le luci al neon e un’ora dopo confessare sottovoce:

«Le persone mi amano per quello che hanno inventato loro stesse. Ma non sanno cosa ho perso per diventare questa versione di me stessa».

 

 

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