Margaret Wilson, 27 anni, architetto di Boston, sognava fin da bambina un matrimonio da favola. Fin da giovane ha raccolto ritagli di riviste, creando l’immagine perfetta: una cerimonia classica in bianco sul prato, un abito leggero in chiffon, un arco decorato con fiori di campo e, naturalmente, lo sposo in piedi con le dita tremanti davanti all’altare.
E quel giorno finalmente è arrivato.
La cerimonia si è svolta in una cantina a Sonoma, in California. Sole splendente, brezza leggera, champagne raffreddato in secchielli di ghiaccio, violino in sottofondo… Tutto era perfetto.
Lo sposo, Daniel Hoffman, medico di Zurigo, era impeccabile nel suo classico abito blu scuro. Gli ospiti provenivano da tutto il mondo: parenti dalla Svizzera, colleghi dagli Stati Uniti, un’amica d’infanzia dal Canada. Un matrimonio internazionale, bello e ricco.
Margaret camminava lungo il tappeto bianco verso l’arco, tenendo il padre per mano, quando accadde qualcosa che nessuno avrebbe potuto prevedere.
L’abito di Margaret era stato cucito su misura a Parigi: lungo strascico, ricami fatti a mano, inserti in organza e tulle leggerissimo. Ne era orgogliosa, e a ragione. Tutti gli sguardi erano puntati su di lei.
Ma in pochi secondi tutto cambiò.
Nessuno notò che l’orlo dello strascico aveva toccato una piccola candela decorativa posizionata vicino al passaggio. Il vento si fece più forte e il fuoco avvolse immediatamente il tessuto.
“Il vestito! Sta bruciando!”, gridò uno degli ospiti.
All’inizio sembrò uno scherzo. Ma quando le fiamme raggiunsero la cintura, tutti capirono che non era uno scherzo.
Lo sposo le corse incontro. Gli organizzatori cercarono di spegnere il fuoco con coperte e champagne. In un minuto tutto fu spento. Fortunatamente, nessuno rimase ferito gravemente. Solo lievi ustioni sul fianco e sulle braccia. Ma l’abito era quasi completamente distrutto.
Il matrimonio si interruppe. Ma proprio in quel momento iniziò la cosa più strana.
Dopo una breve pausa, dopo aver medicato le ustioni e aver indossato un semplice abito di una sua amica, Margaret decise comunque di continuare la cerimonia. Tutti erano scioccati, ma applaudirono la sua determinazione.
Tuttavia, non appena iniziò il secondo tentativo, accadde di nuovo qualcosa di strano: il microfono dello sposo iniziò a emettere un rumore fastidioso, poi si sentì un rumore secco e gli altoparlanti presero fuoco. L’allarme antincendio scattò automaticamente, inondando gli ospiti con l’acqua del sistema antincendio.
Abiti, acconciature, torte: tutto rovinato. Tutti erano bagnati fradici.
L’organizzatore era in preda al panico. Margaret era sul punto di piangere. Daniel la convinse ad annullare tutto.
Ma lei, stringendo i denti, disse:
“No. Ti sposerò. Anche se fosse la fine del mondo”.
Quando gli ospiti si trasferirono all’interno della cantina per continuare la cerimonia, si avvicinò un anziano. Si presentò come Gustavo Herrera, un vicino di casa. Nessuno lo aveva invitato, ma sembrava preoccupato.
«Non potete sposarvi oggi. Questa terra è maledetta», disse.
Gli ospiti risero. Ma lui continuò:
«Trent’anni fa qui si è già celebrato un matrimonio. La sposa è morta: il suo abito ha preso fuoco. L’incendio ha causato diverse vittime. Da allora, tutti quelli che cercano di celebrare la cerimonia in questo giorno e in questo luogo vanno incontro a disgrazie. Ho cercato di avvertirvi. Ma voi non mi avete ascoltato».
All’inizio sembrava l’ennesima leggenda mistica, ma la coordinatrice del matrimonio, Alison Brooks, decise comunque di verificare.
Si recò all’archivio dell’amministrazione locale e… trovò un ritaglio di un vecchio giornale del 1995:
«Tragedia in una cantina: durante un matrimonio è scoppiato un incendio. La giovane sposa è morta. La causa: un guasto all’installazione decorativa con le candele”.
La foto della sposa nell’articolo non era solo spaventosa: era identica a Margaret.
Margaret era seduta da sola nella stanza delle spose. Di nuovo cambiata, con le ustioni, con i capelli rovinati, ma con uno sguardo risoluto. Guardava la foto sul giornale, sentendo i brividi correre lungo la pelle.
Daniel entrò e disse piano:
«Non ha importanza. L’importante è che siamo vivi. Ce ne andremo. Ricominceremo da capo».
Lei sorrise:
«Sì. Ma prima sposiamoci. Ovunque. Anche sul ciglio della strada. Basta che sia con te».
Una settimana dopo Margaret e Daniel si sposarono in una modesta cappella in Nevada. Senza ospiti, senza abiti di alta moda, senza candele e archi.
Ma con giuramenti, lacrime e amore vero.
Da allora, la cantina di Sonoma è rimasta vuota. I proprietari non hanno più deciso di organizzare matrimoni.
E l’abito di Margaret… i suoi resti sono conservati in una scatola. Come promemoria:
alcuni luoghi non perdonano gli errori. Ma l’amore è sempre più forte delle maledizioni.

