Era una serata normale. Fine turno, traffico, stanchezza.
Mark stava per spegnere l’app quando è arrivata un’altra richiesta: “All’ospedale, urgente”.
Stava quasi per rifiutare, ma qualcosa lo spinse a premere “accetta”.
Cinque minuti dopo si fermò davanti all’ingresso.
Sul marciapiede c’era una donna con il ventre gonfio e le mani tremanti.
“Sei Mark?” sussurrò. “Per favore, sbrigati, credo che… stia iniziando”.
L’aiutò a salire in macchina, allacciò la cintura di sicurezza, accese le luci di emergenza e partì il più velocemente possibile.
Durante il tragitto la donna respirava affannosamente, stringendo la mano al sedile.
“Andrà tutto bene”, disse Mark. “Tenga duro”.
“Sono sola”, sussurrò lei. “Non c’è nessuno…”.
Arrivarono all’ospedale in dieci minuti, anche se di solito ci volevano venti. Mark la aiutò a scendere, chiamò le infermiere e stava per andarsene quando la sentì gridare:
«Grazie! Non la dimenticherò!».
Lui sorrise, salutò con la mano e proseguì.
E poi se ne dimenticò.
Passarono dodici anni.
Mark lavorava ancora come tassista. Un giorno prese una corsa da una donna: la destinazione era «scuola d’arte per bambini».
Quando la passeggera salì in macchina, riconobbe subito i suoi occhi.
Lo stesso sorriso, solo più maturo.
«Non si ricorda di me», disse lei a bassa voce. «Allora mi ha accompagnata all’ospedale».
Mark sbatté le palpebre, stupito.
“Davvero? Allora va tutto bene con lei e il bambino?”
Lei sorrise e gli mostrò una foto di un ragazzo di undici anni.
“Va tutto bene. Ma… devo dirle una cosa. Allora, in macchina, ho deciso che se fossimo sopravvissuti, avrei chiamato mio figlio come lei”.
Mark sorrise, ma lei continuò:
«Solo più tardi ho scoperto… che mio figlio era nato con una rara malattia cardiaca. I medici dissero che senza un trasporto rapido non sarebbe sopravvissuto.
Se non fosse arrivato, non sarebbe vivo.
Gli porse una foto, sul retro della quale era scritto:
“Mark. 11 anni. Voglio diventare come il mio omonimo, l’uomo che mi ha salvato la vita senza saperlo”.
Mark guardò a lungo la foto. Poi disse semplicemente:
“Ora so perché allora ho cliccato su ‘accetta ordine’”.