Quella giornata era iniziata come al solito: afosa, silenziosa, con un’aria pesante che faceva venire il mal di testa. All’orizzonte si addensavano nuvole grigie e gli uccelli avevano improvvisamente smesso di cantare. Tutti nel villaggio sapevano che presto ci sarebbe stata una tempesta. Ma nessuno si aspettava una cosa del genere.
Verso le tre del pomeriggio il cielo è diventato verde, di un verde minaccioso, come se un’ombra incombesse sulla terra. Poi il vento ha soffiato così forte che le foglie sono volate via come un muro. Da lontano si è sentito un rombo simile al ruggito di un treno. La gente si precipitò nelle cantine e nei capannoni, chi riuscì ad arrivare.
Quando tutto finì, il villaggio era immerso nel silenzio. Il rombo era lontano, nel cielo si riflettevano i resti dei lampi, ma il peggio era passato. Tutti uscirono in strada e non potevano credere ai propri occhi.
Il tornado era passato. Decine di case erano rimaste intatte. Rami spezzati, vetri rotti, ma nel complesso niente di terribile.
Tranne una cosa.
Alla periferia, dove un tempo viveva il vecchio Egor, la casa era stata spazzata via fino alle fondamenta. Niente tetto, niente pareti, niente mobili: come se qualcuno l’avesse cancellata dalla faccia della terra con una gomma. E la cosa più strana era che intorno alla casa non c’era traccia del tornado. L’erba era liscia, persino le recinzioni vicine erano intatte.
«Come se il vento sapesse dove soffiare», disse qualcuno.
Quando i soccorritori spazzarono via le macerie, trovarono solo una vecchia scatola. Dentro c’erano delle lettere. Decine di lettere ingiallite, con date risalenti a vent’anni prima. Quasi su ogni busta c’era lo stesso nome: Anna.
In seguito si scoprì che Egor aveva costruito quella casa da solo, sul luogo di una vecchia cappella distrutta ancora in epoca sovietica. All’epoca la gente mormorava che non avrebbe dovuto toccare quel posto.
Egor ha vissuto lì per quarant’anni. Da solo. E una settimana prima della tempesta è morto, tranquillamente, nel sonno. La casa era vuota.
Dopo il tornado, il prete del villaggio vicino ha detto:
“A volte non è una punizione, ma una purificazione. Forse qualcuno voleva semplicemente riprendersi la terra che gli era stata tolta”.
Ora in quel luogo c’è solo erba. La gente lo evita, soprattutto quando il vento si fa più forte.
E di notte, se si guarda bene, si può vedere della polvere leggera che volteggia sopra la collina, come se qualcosa cercasse la strada del ritorno.