Dina non era mai stata magra. E non se n’era mai vergognata — finché non cominciò a frequentare Anton.
All’inizio era tutto dolce. Lui scherzava sui “miei abbracci morbidi” e diceva che gli piacevano “le donne con le curve”.
Poi iniziò:
— Vieni con me in palestra?
— Meno dolci, d’accordo?
— Non hai caldo con quello?
Sembrava che, piano piano, cercasse di “cambiarla”.
E lei lo giustificava sempre: “Si preoccupa per me.”
Finché un giorno non disse una frase che le rimase impressa per sempre nella mente:
— Scusa, ma è difficile stare con qualcuno che non si prende cura di sé.
E se ne andò. Senza litigi, senza spiegazioni. Semplicemente sparì.
Quella notte Dina sedeva sul divano con una tazza di tè e la TV accesa in sottofondo.
Le lacrime scendevano da sole, silenziose. Non per rabbia — per vuoto.
Per la sensazione di non essere mai abbastanza. Né nell’aspetto, né nella leggerezza, né nella perfezione.
Aprì l’app delle consegne.
Le dita tremavano mentre digitava: “Pizza doppio formaggio, rotolo al caramello e limonata.”
“Almeno il cibo non mi tradirà,” — sorrise amaramente.
Dopo 30 minuti, il campanello suonò.
Alla porta c’era un ragazzo sui vent’anni, lentiggini e giacca calda. Il fattorino.
Sorrise con tanta sincerità che, per la prima volta quel giorno, Dina sorrise anche lei un po’.
— 890, — disse.
Lei gli diede i soldi e stava per chiudere la porta, quando sentì:
— Scusi, forse è strano… ma ha una risata bellissima.
— Cosa? — chiese sorpresa.
— Quando ha aperto la porta, l’ho sentita ridere — per caso. Davvero. Anche attraverso la porta, era viva.
Arrossì, alzò le spalle:
— Sa, pesavo 130 chili. La gente rideva. Smettei di uscire di casa.
Poi ho capito — alla gente non importa. Non vedono il peso, vedono l’energia.
E lei… ce l’ha. È raro.
Le porse lo scontrino e se ne andò.
Dina chiuse la porta e rimase immobile.
Il silenzio dell’appartamento improvvisamente non era vuoto, ma… dolce.
Mise la pizza sul tavolo, aprì la scatola — l’aroma la avvolse.
Ma non aveva fame.
Si sedette semplicemente sul pavimento e pensò.
Quanti anni aveva vissuto non per sé?
Quanto tempo aveva cercato di entrare nelle aspettative degli altri — anche nell’amore?
Dopo mezz’ora prese il telefono.
Aprì l’app e scrisse: “Piscina. Corsi per adulti.”
Si iscrisse per la mattina di sabato.
Non per dimagrire. Non per nessuno.
Ma per provare a ridere di nuovo — non attraverso una porta, non nello specchio, ma nella vita.
La mattina seguente, uscendo di casa, pensò:
“Chissà, se quel fattorino consegnerà di nuovo, cosa gli dirò?”
E sorrise.
“Gli dirò che quella risata — è tornata.”