L’uccello e il ragazzo si salvarono a vicenda

Misha amava il mare.
Ogni mattina correva sulla spiaggia prima di tutti — a piedi nudi, con il secchiello e il suo inseparabile cappellino giallo.
Raccoglieva sassolini, conchiglie, costruiva castelli e diceva alla mamma:
— Vedi? Il mare è come una cosa viva. Ascolta.

Un giorno notò un gabbiano impigliato in un pezzo di rete da pesca.
L’uccello si agitava, sbatteva le ali, ma non riusciva a liberarsi.
Misha corse verso di lui e cominciò con cautela a sciogliere i nodi.
— Piano, piano… ti aiuterò, — sussurrò, come se l’uccello potesse capire.

Quando lo liberò, il gabbiano non volò via subito.
Si alzò sulle zampe, scrollò le piume, lo guardò — dritto, quasi umanamente — e solo allora volò in cielo.
Misha rimase a lungo a guardarlo volteggiare sopra l’acqua.
— Vai, — disse. — Va tutto bene.

Dopo alcuni giorni il tempo cambiò bruscamente.
Il mare si fece scuro, le onde più alte, e la madre disse severamente:
— Oggi non fare il bagno!
Ma Misha annuì soltanto — e si avvicinò comunque all’acqua.
Voleva solo bagnarsi i piedi, “solo un po’”.

Un’onda forte lo fece cadere.
L’acqua fredda lo tirò verso il basso, la sabbia scivolò via sotto i piedi.
Gridò, ma il vento portò via il suono.

E all’improvviso si udì un grido sopra di lui — forte, disperato.
Un gabbiano. Lo stesso.
Volteggiava proprio sopra di lui, gridando e tuffandosi sempre più in basso, come per indicare il punto.

Sulla spiaggia c’erano dei bagnini di guardia.
Uno di loro si voltò, sentendo quel rumore strano.
— Cosa fa quell’uccello? — disse, poi socchiuse gli occhi. — Aspetta… c’è qualcuno lì!

Un minuto dopo stavano già tirando Misha fuori dall’acqua.
Tossiva, piangeva, e il gabbiano volava ancora intorno — finché non si assicurò che il ragazzo respirasse.
Poi si alzò lentamente più in alto e volò verso l’orizzonte.

La sera Misha sedeva vicino al fuoco, avvolto in un asciugamano.
La madre gli accarezzava la testa e sussurrava:
— Sei stato fortunato, piccolo mio.
Lui rimase in silenzio, guardando il cielo.
E poi sorrise:
— No, mamma. Non è solo fortuna. Era lei.

Da allora, ogni volta che i gabbiani volavano sopra il mare, la madre vedeva Misha alzare la testa e salutare con la mano.
E se qualcuno gli chiedeva perché lo facesse, rispondeva semplicemente:

— Perché la bontà ritorna. A volte — con le ali.

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