Quando finalmente la vecchia casa dei Benson fu venduta, i vicini erano curiosi. Per anni era rimasta vuota, con le persiane chiuse e il giardino invaso dalle erbacce. Quando arrivò il camion dei traslochi, la gente sbirciò dalle finestre, ansiosa di vedere chi si sarebbe trasferito.
Ma nessuno lo fece.
Almeno, non in modo visibile.
La posta scomparve, le luci si accesero di notte, ma il nuovo vicino non si vide mai. Nessuno uscì per falciare il prato o portare la spesa. Le tende rimasero chiuse.
Per mesi, Sarah si fece delle domande. Salutava con la mano quando passava, per sicurezza, ma nessuno le rispondeva mai. Era quasi come se la casa avesse inghiottito il suo nuovo inquilino.
Fino a una notte.
Sarah non riusciva a dormire. Irrequieta, andò in cucina a bere un bicchiere d’acqua. Quando guardò fuori dalla finestra verso il suo giardino, il suo cuore ebbe un sussulto.
C’era un uomo in piedi nel suo giardino.
Non si muoveva, se ne stava perfettamente immobile tra i suoi cespugli di rose, il viso pallido al chiaro di luna.
La mano di Sarah tremò, quasi facendo cadere il bicchiere.
Lo sconosciuto si voltò leggermente. E lei lo riconobbe.
Era il suo vicino. Quello che non era mai uscito di casa.
Raccolse il coraggio, andò alla porta sul retro e accese la luce del portico. «Posso aiutarla?», chiese, cercando di mantenere la voce ferma.
L’uomo sbatté le palpebre, come sorpreso. La sua voce era calma. «Mi dispiace. È solo che… un tempo vivevo qui».
Confusa, Sarah si avvicinò. Lui le spiegò a frammenti: era cresciuto in quella casa. Era la casa della sua infanzia, venduta quando la sua famiglia era caduta in disgrazia. Quando la casa dei Benson accanto fu messa in vendita, lui la comprò. Ma invece di ricominciare da capo, rimase dentro, guardando le finestre della casa che non riusciva a dimenticare.
«Non volevo spaventarti», disse, guardando a terra. «Volevo solo… rivedere il giardino. Quelle rose le ha piantate mia madre».
La paura di Sarah si trasformò in qualcos’altro: pietà. Lui non era una minaccia. Era perseguitato. Non dai fantasmi, ma da ricordi troppo pesanti da lasciar andare.
Da quella notte in poi, Sarah continuò a tenere le porte chiuse a chiave. Ma quando guardava l’uomo della porta accanto, non vedeva solo uno sconosciuto. Vedeva una storia che forse non avrebbe mai conosciuto fino in fondo e un promemoria del fatto che a volte i vicini più spaventosi non sono affatto pericolosi.
Sono solo persone distrutte.