Quando la madre di Clara morì, lei ereditò una scatola di vecchi album di famiglia. La maggior parte delle foto le erano familiari: compleanni, festività, vacanze. Sorrise alla vista di se stessa da piccola, dei suoi genitori, dei suoi nonni.
Ma una foto la fece riflettere.
Era un ritratto di famiglia formale, scattato quando lei aveva circa sei anni. C’erano tutti: i suoi genitori, i suoi nonni, persino sua zia e suo zio. Erano disposti in file rigide, tutti vestiti a festa.
E dietro di loro, in piedi nell’angolo più lontano, c’era un uomo che Clara non riconosceva.
Era alto, con i capelli scuri e un sorriso appena accennato. La sua mano era appoggiata con disinvoltura sulla spalla di sua nonna, come se fosse a suo agio lì. Ma Clara conosceva tutti i volti in quella foto e quell’uomo non faceva parte della sua famiglia.
“Mamma, chi è quello?” aveva chiesto una volta, anni prima, indicando la foto. Sua madre era rimasta in silenzio, aveva liquidato la domanda e aveva rapidamente voltato pagina.
Ora, anni dopo, Clara era seduta circondata dagli album. E sentì una stretta allo stomaco.
L’uomo era di nuovo lì.
Alla sua festa di compleanno per gli otto anni, sfocato ma visibile ai margini dell’inquadratura. Al matrimonio di sua cugina, in piedi tra gli ospiti, con il viso per metà in ombra. A una riunione natalizia, proprio dietro l’albero: sempre sfocato, sempre sullo sfondo.
E sempre sorridente.
Le sue mani tremavano mentre sfogliava le fotografie. Decine di foto, che coprivano decenni, e lo sconosciuto appariva in tutte. Non era mai invecchiato. Nessuna ruga, nessun cambiamento nell’acconciatura, nemmeno abiti diversi.
Clara mostrò le foto a sua zia. Il viso della donna impallidì. «L’hai trovato», sussurrò.
Clara trattenne il respiro. «Trovato chi?»
La voce di sua zia si abbassò. «Tua nonna parlava spesso di lui. Diceva che appariva sempre quando la famiglia era a un punto di svolta. Nascite, morti, matrimoni. Alcuni pensavano che fosse un guardiano. Altri pensavano… qualcos’altro“.
Quella notte, incapace di dormire, Clara appoggiò il ritratto sul comodino. Continuava a fissare il sorriso sfumato dello sconosciuto, il modo in cui i suoi occhi sembravano fissi direttamente su di lei.
E proprio mentre si allungava per spegnere la lampada, lo sentì.
Un sussurro flebile, che si insinuava nel silenzio.
”A presto”.