Il vecchio pappagallo continuava a ripetere una frase, finché non capirono che era una richiesta di aiuto

I Miller avevano ereditato Charlie, un pappagallo grigio, dallo zio George quando questi era venuto a mancare. All’inizio l’uccello era una novità: rumoroso, dispettoso, a volte esilarante. Charlie sapeva fischiare, imitare il telefono e persino chiamare i bambini per nome.

Ma dopo alcune settimane, iniziò a dire qualcosa di nuovo. Ripeteva continuamente, a tutte le ore, con voce roca e stridula:

“No, smettila! Ti prego, no!”

All’inizio, la famiglia lo prese alla leggera. “Deve averlo sentito in un film”, disse il signor Miller scrollando le spalle. Ma Charlie non mollava. Urlava quella frase a colazione, la mormorava di notte, la sussurrava persino quando la casa era silenziosa.

Quelle parole cominciarono a turbarli. La signora Miller ammise che a volte si svegliava nel buio convinta di aver sentito la voce dello zio George che chiedeva aiuto.

Alla fine, una sera dopo cena, Charlie scoppiò in un attacco di agitazione e urla. Non si limitò a gridare quella frase, ma aggiunse qualcosa di nuovo:

“In cantina!”

I Miller si bloccarono.

La casa dello zio George, che avevano ereditato, aveva davvero una cantina. Un luogo dove andavano raramente, umido e ingombro, pieno di scatole e vecchi attrezzi.

Il signor Miller afferrò una torcia elettrica. Con il cuore che batteva forte, aprì la porta scricchiolante. Charlie urlò di nuovo dal suo trespolo: “In cantina! In cantina!”.

La famiglia scese gli stretti gradini. All’inizio non c’era nulla. Solo polvere, ragnatele, odore di terra. Ma poi, nell’angolo più lontano, videro una parte del muro che sembrava… strana. I mattoni non combaciavano.

Lo tirarono e il muro crollò facilmente. Dietro c’era uno spazio nascosto: una piccola stanza segreta. E all’interno c’era una scatola di metallo chiusa a chiave.

Quando la aprirono con la forza, rimasero senza fiato. Mazzette di contanti. Vecchie fotografie. Documenti che dimostravano che George aveva nascosto migliaia di dollari da un losco socio in affari che lo aveva minacciato anni prima.

La polizia confermò in seguito che George era stato sotto pressione, forse addirittura aggredito. Il pappagallo aveva captato le sue parole terrorizzate, imitando le sue ultime suppliche disperate.

I Miller rimasero sbalorditi. Charlie non era solo “fastidioso”. Era stato la chiave per scoprire un segreto che lo zio si era portato nella tomba.

E quella notte, quando la casa si fece silenziosa, anche il pappagallo finalmente tacque. Quasi come se sapesse… che il suo messaggio era stato finalmente ascoltato.

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