Perso nel deserto per 10 giorni – tutto a causa del vento. 🏜️💨 Un maratoneta italiano era partito per conquistare una delle gare più dure del mondo… ma un’improvvisa tempesta di sabbia ha cambiato tutto. Solo, disidratato e perso nel deserto infinito, è sopravvissuto contro ogni previsione. Come è stato ritrovato e cosa è successo dopo? Leggete la storia completa qui sotto. 👇🔥
Mauro Prosperi è un vero eroe italiano, ed ecco un’immersione profonda in come quest’uomo incredibile è sopravvissuto a una straziante prova nel deserto.
Nel 1994, Prosperi, ex atleta multisport, decise di affrontare la sfida della “Sand Ultramarathon” di 250 chilometri nel deserto del Marocco, incoraggiato da un amico. Questa gara estenuante, che durava sei giorni, era uno degli eventi di resistenza più duri e Mauro era ben preparato per competere. Ma il destino aveva piani diversi.

La gara stava andando bene per Prosperi e il quarto giorno è partito con gli altri concorrenti. A quel punto, si trovava al quarto posto ed era determinato ad andare avanti. I corridori avevano 36 ore per completare la tappa e chi non avesse rispettato il termine sarebbe stato squalificato.
Tuttavia, il disastro si è verificato quando un vento impetuoso ha improvvisamente sferzato il deserto, trasformandosi rapidamente in una vera e propria tempesta di sabbia. La sabbia intensa e la scarsa visibilità hanno reso impossibile a Mauro continuare a correre. Decise quindi di ripararsi dalla tempesta, che durò per ben otto ore. Avvolgendosi una sciarpa intorno al viso, si è rifugiato tra le dune, cercando di evitare lo strazio della sabbia, che sentiva come aghi sulla pelle.

Una volta che la tempesta si è placata, Mauro ha cercato di riprendere il suo viaggio. Armato di mappa e bussola, si è subito reso conto che il terreno si era spostato a causa della tempesta, impedendogli di orientarsi. Nel tentativo di trovare altri corridori, ha scalato una duna ma non ha visto altro che sabbia infinita.
Alla fine del secondo giorno, un elicottero si è alzato in volo, ma il pilota non lo ha individuato. Era chiaro che i soccorsi non sarebbero arrivati. Determinato a sopravvivere, Prosperi continuò il suo cammino, anche se poteva viaggiare solo nelle ore più fresche della sera e del mattino presto per evitare il caldo torrido. Lungo il suo cammino incontrò lucertole e serpenti, che mangiò crudi per sostentarsi e idratarsi, dato che fornivano sia cibo che acqua dai loro corpi. Le sue scorte di emergenza si esaurirono rapidamente e non gli rimase altra scelta che bere la sua stessa urina, che si prosciugò a causa della grave disidratazione. Si è mantenuto in forze con pillole di sopravvivenza e ha preso medicine per gestire la diarrea che si era instaurata.
Dopo alcuni giorni, Mauro si imbatté nelle rovine di un vecchio eremo musulmano. Lì si riposò e mangiò i pipistrelli che trovò. Si nascose, guardando un aereo che passava sopra di lui senza vederlo, e sentì la disperazione prendere il sopravvento. Ma poi si ricordò del consiglio dei Tuareg, che gli avevano detto di seguire le nuvole nel cielo per trovare l’insediamento più vicino.
Seguendo questa indicazione, Prosperi continuò il suo viaggio, sopravvivendo cacciando gli animali locali lungo la strada. L’ottavo giorno scoprì miracolosamente un’oasi, dove finalmente si dissetò. Poco dopo, raggiunse un villaggio berbero, dove la gente del posto si prese cura di lui. Alla fine è stato soccorso dalla polizia e portato in una stazione vicina. L’esausto corridore, che aveva perso 16 chili durante il suo calvario, è stato identificato e si è ritrovato in Algeria.
Mauro aveva vagato nel deserto per 10 giorni. A un certo punto ha persino pensato di suicidarsi, ma il suo sangue era troppo denso per sanguinare. L’amore per la moglie e i tre figli lo ha fatto andare avanti, dandogli la forza di sopravvivere. Una volta tornato a casa, il suo fegato è stato gravemente danneggiato e per i primi tre mesi ha potuto consumare solo liquidi. Il suo recupero è durato quasi due anni. Nonostante il trauma, Mauro ha continuato a completare altre otto maratone e ha ammesso più di una volta che il deserto era diventato la sua vera passione, una passione che gli è quasi costata la vita.
